LA STORIA DI ISABELLA LA SUORA POSSEDUTA

Suor Maria Crocifissa della Concezione al secolo Isabella Tomasi (Agrigento, 29 maggio 1645 – Palma di Montechiaro, 16 ottobre 1699) è stata una religiosa e nobile italiana

Isabella Tomasi nacque ad Agrigento il 29 maggio 1645. Secondogenita del duca di Palma Giulio Tomasi, principe di Lampedusa, e di Rosalia Traina, baronessa di Falconeri e Torretta. Venne educata in un ambiente familiare molto cristiano che caratterizzò sempre la casata Tomasi di Lampedusa. Non è noto se fosse già allora destinata dalla famiglia alla vita monacale, anche se è probabile che fosse così. D'altro canto lo stesso era stato fatto con il fratello Giuseppe Maria, che diverrà cardinale e che verrà santificato, e con le altre due sorelle, Francesca e Antonia. Il padre delle giovani, Giulio, e il fratello Carlo avevano chiesto e ottenuto dalla curia il permesso di costruire un monastero benedettino di clausura a Palma di Montechiaro, dedicato al SS. Rosario. Ristrutturarono, quindi, il loro palazzo ducale (i Tomasi erano feudatari di Palma) trasformandolo in un cenobio attiguo alla cattedrale del tempo che divenne la chiesa della comunità religiosa. Isabella Tomasi entrò nell'Ordine il 7 ottobre 1660 e prese i voti assumendo il nome di Maria Crocifissa della Concezione. Iniziò così la sua vita di religiosa dedicandosi alla meditazione, ai lavori più umili e a un'intima e fervente unità con il Signore. Il vescovo di Agrigento, Ignazio D'Amico, essendo venuto a conoscenza della devozione della monaca, inviò tre gesuiti per avere conferma di quanto appreso. I tre sacerdoti rimasero impressionati dalla santità di Maria Crocifissa e ne riferirono al presule al loro ritorno. Nel 1672 si dice abbia avuto una visione della Madonna Addolorata che le avrebbe detto "Sarà la croce la tua perpetua clausura... Già è stabilita la croce, resta il montarci pian piano sopra... per essere crocifissa perfettamente". Nel 1676 Isabella Tomasi scrisse una lettera in una lingua che nessuno riusciva a decifrare, fino a quando i ricercatori italiani non usarono un algoritmo, per conoscerne finalmente il significato. La missiva è stata per secoli un mistero, quindi ha suscitato interesse, facendo sì che la leggenda della suora posseduta diventasse sempre più nota. Pare che la lettera sia stata scritta in un mix di alfabeti, alcuni di essi riconosciuti e che i ricercatori hanno introdotto all'interno di un software per decifrarla: si tratta del greco antico, dell'arabo, dell'alfabeto runico e del latino. Ufficialmente la lettera fu scritta dalla stessa Isabella Tomasi, nata nel 1645 e ribattezzata come sorella Maria Crocifissa della Concezione, dopo la sua entrata nel convento siciliano di Palma di Montechiaro. Secondo la storia, la suora si trovava nel monastero quando una mattina del 1676 si svegliò con il volto pieno di inchiostro e con la lettera scritta di suo pugno davanti a lei. Suor Maria Crocifissa della Concezione raccontò alle sue sorelle che il Diavolo l'aveva posseduta durante la notte e l'aveva costretta a scrivere una lettera. "Crediamo che lo stesso algoritmo sia usato dai servizi segreti per decifrare messaggi segreti", ha detto Daniele Abate, direttore del Museo al The Times. Come spiegato da Abate, il processo di traduzione non è stato semplice. Sono stati confrontati i simboli dell'epistola con i caratteri del greco, dell'arabo, dell'alfabeto runico e del latino, tra gli altri. La conclusione degli specialisti fu che la monaca aveva utilizzato un mix di alfabeti per redigere la "Lettera del Diavolo". Grazie al software sono riusciti a decifrare circa quindici righe della lettera, in cui la monaca assicurava che la religione vivesse un'epoca di decadenza, fondata su un sistema corrotto, che la Santissima Trinità era una zavorra e che Dio era un'invenzione del essere umano. Per Abate, come per altri, il contenuto non rivela un vero possesso demoniaco e sostiene l'ipotesi che Isabella Tomasi soffrisse di un disturbo bipolare, possibilmente schizofrenia, portandola a creare la lettera senza rendersene conto. La sua teoria è basata sul fatto che dalla sua entrata in convento, nel 1645, quando aveva 15 anni, la suora iniziò a studiare lingue diverse, che si sarebbero potute mescolare nella sua mente involontariamente durante la scrittura epistolare. Secondo una testimonianza di una sua sorella, che con lei conviveva nella comunità, visse continuamente in penitenza, accettando con gioia le infermità che la colpirono e la condussero poi a morte prematura.

Morì il 16 ottobre 1699, nel monastero in cui aveva vissuto, pronunciando le parole: "Santo, Santo, Santo".

Al momento, custodito come reliquia, si ritiene che il cranio sia appartenente alla prima monaca "posseduta" dal demonio. Si conserva solo una parte del suo viso, il suo rosario in una scatola di legno e un vasetto con il suo sangue.